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Aveva compiuto 117 anni lo scorso 29 novembre. Viveva nella sua abitazione a Verbania e da tempo era seguita da una badante.
Lo scialle colorato sulle spalle. Le fotografie di una vita posate sul comò. Due fette biscottate col miele in un piattino bianco a lato del letto. Lo spuntino delle tre, l’ora in cui Emma Morano si svegliava tutti i giorni dopo la pennichella. L’avevamo trovata così il 12 maggio 2016, il giorno in cui era diventata la decana del pianeta ed eravamo andati a trovarla nella sua casa di Pallanza, sulle sponde del lago Maggiore. È morta ieri, a 117 anni e 137 giorni. Con lei se ne va un pezzo (enorme) della storia d’Italia. Oltre a tutti i suoi innumerevoli primati. L’ultima persona dell’Ottocento. La più vecchia d’Italia, d’Europa e del mondo. La quinta più longeva di tutti i tempi.
Emma era nata il 29 novembre 1899 a Civasco, in provincia di Vercelli.
Neonata sotto il regno di Umberto I, cinquantenne nel Dopoguerra, pensionata negli anni di Piombo. Nella sua vita ha visto passare 11 papi, 3 re e 12 presidenti della Repubblica. Aveva 95 anni quando Berlusconi divenne premier la prima volta. Centouno quando il mondo accolse il nuovo secolo. Il suo terzo.
Indipendente, ha vissuto sola fino a qualche anno fa.
«Ha iniziato ad avere bisogno di qualcuno per andare in bagno solo a 115 anni», ci aveva spiegato la nipote Maria Antonietta, 74 anni. Operaia tessile in una fabbrica di juta fino al 1945, poi impiegata nella cucina del vicino Collegio Santa Maria, gestito dai Marianisti, andò in pensione nel 1975. La sua dieta si era guadagnata i titoli di tutti i giornali del mondo: un po’ di carne macinata e due uova crude al giorno, una a colazione e una a pranzo, che la nipote andava a prendere tutti i giorni «belle fresche dal contadino». Le mangiava così, crude.
«Mi ripeteva sempre di stare attenta agli uomini, di fidarmi poco,
di non fidanzarmi con il primo che passa. E se non mi piaceva qualcuno, di lasciarlo», aveva raccontato Mila, la badante colombiana che insieme ad altre due persone la assisteva giorno e notte. Emma aveva fatto così, nel 1938. Dopo la scomparsa del suo unico figlio, morto all’età di tre mesi, il marito, un tipo violento, iniziò a metterle le mani addosso. Non ci pensò un minuto. Lo sbatte fuori di casa. «Da allora non ho più voluto essere comandata da nessuno», spiegava dal bordo del suo letto, al centro della casa di due stanza dove visse il resto della sua vita da sola.
Del resto l’amore della sua vita, quello vero, era sempre stato un altro.
«Il suo primo fidanzato», ci aveva spiegato Maria Antonietta. Si dovevano sposare, era tutto deciso. Poi scoppiò la Prima guerra mondiale e il ragazzo partì al fronte. Non tornò più. Emma pensò che fosse morto. E fu costretta a sposare un altro. Nel 2015 qualcuno dell’Associazione Nazionale Alpini scoprì che in realtà quel giovane soldato non era morto affatto. Anzi. Finita la guerra era tornato a bussare alla porta dei Morano. Cercava Emma per sposarla. Ma lei si era trasferita insieme alla famiglia. I due non si ritrovarono più. «Ma tu non glielo dire, per favore», si era raccomandata la nipote. «Che la zia questo non l’ha mai saputo e scoprirlo oggi, forse, le spezzerebbe il cuore».
Con la morte di Emma Morano il titolo di decana dell’umanità passa Violet Brown,
giamaicana, nata il 10 marzo 1900. In Italia ora il primato è di Giuseppina Projetto, toscana, nata il 30 maggio 1902.
Fonte: http://www.corriere.it/cronache/17_a...?refresh_ce-cp
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