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C'era stato il terremoto grande del 1832, e tutti ne parlavano con terrore, e mi mostravano le rovine in vari luoghi, e narravano fatti dolorosissimi. "Ah," mi diceva uno, "se non ci fossero i terremoti ed i briganti, la Calabria sarebbe il primo paese del mondo". (Luigi Settembrini)
Calabria: paese dove gli uccelli non cantano, e le campane non suonano. (Guido Morselli)
È qui la frontiera della Calabria e quindi l'ultima località della provincia della Basilicata. La padrona di casa ci avverte che domani non saremo più in grado di comprendere la lingua del luogo, tanto è difficile il dialetto calabrese. «Non parlano italiano come noi» — ci dice con sufficienza — pur non essendo, certamente, il suo italiano il più puro toscano. È bene, dopo tutto, aspettarsi il peggio, ed ella ci ha preparato per ogni evento, dicendoci che troveremo «brutta lingua e brutta gente». (Arthur John Strutt)
Il calabrese è curioso di conoscere e di sapere, la sua delizia è ascoltare le persone colte che parlano, anche se a lui non arriva interamente il senso dei grandi e profondi concetti. È come il povero davanti allo spettacolo di una festa apparecchiata, non per lui, ma di cui gli arrivano i suoni, le luci, i colori. Senza invidia. con un cocente rimpianto d'un bene fatto per tutti gli uomini. (Corrado Alvaro)
La Calabria è all'ordine del giorno della Nazione per due ragioni. Per le alluvioni e per il banditismo. Ogni anno leggiamo di abitati che le alluvioni travolgono a valle, di ponti che crollano, di montagne che si spaccano per effetto di erosioni secolari, di fiumare che allagano i còlti, di creature umane e di bestie che galleggiano sulla cresta dei torrenti. È una specie di catastrofe ecologica quella che si prospetta sulla Calabria, alla cui minaccia si deve porre riparo senza indugio se non si vuole che il suolo minato dalla vecchiezza, non protegga contro le frane e contro le piogge, non tenga più la trama come un vestito troppo liso. [...] L'altra ragione è il banditismo. [...] Ora la verità è che ci sono banditi in Calabria come dappertutto. Se il fenomeno in Calabria appare più preoccupante è perché, messo in rapporto con la situazione politica e sociale che ne determina l'esistenza, non si vede come si possa risanare l'albero malato senza bonificargli la terra intorno. (Leonida Rèpaci)
La Calabria è una magnifica regione; d'estate ci si arrostisce come a Tambouctou, d'inverno vi si gela come a San Pietroburgo; inoltre non vi si conta punto ad anni, a lustri o a secoli come negli altri paesi, ma a terremoti. (Alexandre Dumas)
La Calabria sembra essere stata creata da un Dio capriccioso che, dopo aver creato diversi mondi, si è divertito a mescolarli insieme. (Guido Piovene)
La dignità è al sommo di tutti i pensieri, ed è il lato positivo dei calabresi, come è la difficoltà contro cui si può urtare inconsapevolmente, poiché è qualche volta tutto quanto ha l'uomo. (Corrado Alvaro)
Quasi tutto quello che si legge qui della Calabria, a parte la letteratura dialettale, è rivolto in genere a magnificare una Calabria che non esiste più, e cioè le colonie greche, e Sibari, e Locri. La tendenza è al classico. (Corrado Alvaro)
La virtù dei calabresi è l’accoglienza. La prima parola che ho imparato da loro, ventidue anni fa, venendo in treno con un amico, quando ci siamo trovati senza pane, perché il viaggio era più lungo del previsto, è stata: “Favorite”.
(Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri)
All’armi! all’armi! La campana sona, li turchi su’ sbarcati a la marina.
(Canzone popolare che raccontava il pericolo dei pirati)
Attraversate il vasto mare e accanto all’Esaro fonderete Kroton.
(Oracolo di Delfi, VII secolo A.c.)
La Calabria è rocciosa e spaccata in profonde valli, da una cinquantina di fiumi torrenti con pendenze precipitose.
(Guido Piovene)
Nelle sue vaste plaghe montane talvolta non sembra d’essere nel Mezzogiorno, ma in Svizzera, nell’Alto Adige, nei paesi scandinavi. Da questo Nord immaginario si salta a foreste d’olivi, lungo coste del classico tipo mediterraneo. Vi si incuneano canyons che ricordano gli Stati Uniti, tratti di deserto africano ed angoli in cui gli edifici conservano qualche ricordo di Bisanzio. Si direbbe che qui siano franati insieme i detriti di diversi mondi; che una divinità arbitraria, dopo aver creato i continenti e le stagioni, si sia divertita a romperli per mescolarne i lucenti frantumi.
(Guido Piovene)
Si deve a questo se i viaggiatori stranieri, in Calabria, rimangono disorientati. Non riescono a definirla. La trovano diversa, non solo dalle altre regioni italiane, ma da qualsiasi parte del mondo, e stentano a valutarne la civiltà. Le influenze greche non vi lasciarono traccia così forte come in Sicilia.
(Guido Piovene)
Viaggiare in Calabria significa compiere un gran numero di andirivieni, come se si seguisse il capriccioso tracciato di un labirinto. Rotta da quei torrenti in forte pendenza, non solo è diversa da zona a zona, ma muta con passaggi bruschi, nel paesaggio, nel clima, nella composizione etnica degli abitanti. È certo la più strana tra le nostre regioni.
(Guido Piovene)
La Calabria è una mescolanza di mondi. Nessuna delle sue città vi ha potuto affermare sulle altre un primato riconosciuto. Lo ambiscono ugualmente Reggio, come la più grande, Cosenza, come più ricca e in rapida crescita, e Catanzaro che rivendica tradizioni di aristocrazia.
(Guido Piovene)
La Calabria non ha nulla di levantino, nonostante i rapporti coi Paesi ad oriente. Un poeta straniero mi disse un giorno che essa ha un fondo piuttosto epico che lirico.
(Guido Piovene)
Il calabrese ha un carattere molto chiuso, introverso. Ha molto ritegno, molto pudore.
(Vittorio De Seta)
I calabresi sono gente dal carattere temprato come l’acciaio.
(Antonio Gramsci)
Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni. Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare, e in questo cielo spesso ondeggiano pensili le città morte.
Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine; e qui si fondono formando nella serenità del mattino un immenso bagno di purissimi metalli scintillanti nel liquefarsi, e qui si adagiano rendendo, tra i vapori della sera, imagine di grandi porpore cangianti di tutte le sfumature delle conchiglie. È un luogo sacro questo.
(Giovanni Pascoli)
Non sono difficile in fatto di gastronomia e, dovessi fare una scelta, assegnerei a mia sorella Orsa la palma della più saporita cucina del mondo: quella calabrese. Ancora oggi datemi una buona minestra di ceci, quelli che si ammammano, cioè fan da mamma, coi maccheroni, in una saporosa liquescenza; datemi una fetta di pescespada col «sarmuglio», che ci stupiamo di non trovare descritto nei banchetti omerici; datemi, per stimolare l’appetito fino in fondo, un pugnellino di «’mbiscatini», cioè di quei sottaceti che alternano il peperone col cappero, la melanzana con lo zenzero; datemi una ricotta di quelle che il pastorello dell’Aspromonte vi porta fino a casa, facendola colare tiepida dalla fiscella nel piatto; datemi, per consolidare il tutto, un bicchiere di Cirò, un vino che ha il colore rosso cupo delle pupille delle donne malate d’amore e il profumo del vigneto squassato dal vento sulle balze marine: datemi tutto questo e io alzo bandiera ammiraglia sulla mia tavola di calabrese radicato.
(Leonida Rèpaci)
Ti amo Calabria
per gli assorti silenzi delle tue selve
che conciliano i sogni dei pastori
e le estasi degli eremiti.
Ti amo per quel fiume di alberi
che dalle timpe montane
arriva ai due mari
a bere il vento del largo
frammisto all’aroma del mirto.
Ti amo per le solitarie calanche
chiuse da strapiombi di rocce
che prendon colore dell’alga
nata dallo spruzzo dell’onda.
(Leonida Rèpaci)
La Calabria ha seni e non porti, per cui la lunghissima linea delle sue coste è più percorsa da pescatori che da naviganti.
(Cesare Lombroso)
Quando i Romani erano ancora poveri pastori abitanti in capanne di paglia sostenute da pali, quando Roma era formata da vicoli stretti e tortuosi e casupole di fango, quando il cittadino romano non conosceva ancora la moneta e parti di armatura…quando essi mangiavano bigio pane di farro e usavano vino solo quale medicina mentre alla donna era in generale vietato…qui, sotto il cielo di Calabria, sulle rive dei suoi due mari, Ionio e Tirreno, fioriva già ricca, sensuale, una delle più raffinate culture dell’umanità: la Magna Grecia!
(Kazimiera Alberti)
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